L’osso verde dell’Appennino, un territorio incastrato tra pianure e montagne, tra Campania, Basilicata e Puglia. L’Irpinia dei castelli longobardi e del treno panoramico che porta a Rocchetta, dei i vini pregiati, famosi in tutto il mondo, di pregiate castagne e nocciole, di sorpredenti cipolle ramate, di formaggi e grani antichi. Un sud poco conosciuto, silenzioso, in disparte ma ricco e vivace di storia gastronomica di qualità. La terra di mezzo del sud ricco di acque, che da terra di brigantaggio, terremoti ed emigrazione si è trasformata in una piazza aperta, di sapori, panorami, accoglienza. Un turismo enogastronomico ancora giovane per una meta nuova dalla storia agricola antica. Un territorio di grande bellezza ma isolato e poco abitato. Un isolamento che se negli anni passati è stato causa di emigrazione, oggi è l’arma vincente per produzioni di qualità e turismo enogastronomico dall’identità ecologica. Lontana da fonti di inquinamento, con acqua purissima, una conservazione gelosa delle vecchie sementi, l’Irpinia ha scommesso molto sull’agricoltura di qualità. Non resta che scoprirla e farla conoscere, grazie ai suoi testimonial saporiti.

La Cipolla ramata di Montoro

Non tutte le cipolle sono uguali e qualcuna si fa notare per il sapore, il profumo e anche l’aspetto invitante. E’ il caso della cipolla ramata di Montoro, territorio tra le provincie di Salerno ed Avellino, che attrae subito l’occhio per i luminosi riflessi ramati della buccia che la ricopre. La forma a globo nasconde un ortaggio internamente serratissimo, con sfumature color viola. Dal sapore dolce e unico, sprigiona un intenso profumo. L’aroma caratteristico, delicato e persistente, il sapore netto ma che ben si adatta ai vari utilizzi e condimenti, la fa apprezzare sia cruda che nelle più svariate proposte culinarie. Originaria della zona di Montoro, grosso comune agricolo della Campania, da qualche anno la coltivazione di questo pregiato bulbo si è diffusa anche in altri comuni della provincia di Avellino e Salerno situati in prossimità dei Monti Picentini. Oltre che al naturale, viene commercializzata sotto forma di composte, confetture, sughi pronti, conservazione sotto brandy, grigliata e sott’olio.

Greco di Tufo una eccellenza internazionale

Un vino bianco senza confronti, con un grande numero di fan in tutto il mondo, dal semplice consumatore, agli chef internazionali più importanti. Il Greco di Tufo è uno dei vini più antichi della storia enologica mondiale. Ha ottenuto nel 2003 il marchio di denominazione di origine controllata e garantita. Giallo paglierino intenso, luminoso, elegante. Gradevole, intenso, fine, caratteristico, fresco, secco, armonico. Un vino elegante e bello da vedere, con un sapore di lunghissima persistenza aromatica che ricorda frutti maturi. A questo straordinario identikit, si aggiungono le mille leggere sfumature che ogni azienda riesce a dare al proprio prodotto, sempre nell’ambito  delimitato dei parametri organolettici del Greco di Tufo. E’ cosi possibile degustare un Greco di Tufo, leggermente diverso per ogni azienda produttrice, che oltre al marchio, aggiunge sempre il suo nome e identità. Un vino che ha ottenuto un successo internazionale grazie al corpo pieno, morbido ed equilibrato dall’ottima acidità. La zona di coltivazione delle uve destinate alla produzione dei vini a denominazione di origine controllata e garantita “Greco di Tufo” comprende i comuni di Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni. Solo 61,52 kmq di territorio, in parte compreso nel parco regionale del Partenio. Un territorio verde, dove sulle colline panoramiche, le vigne del Greco di Tufo si arrampicano su terreni argillosi, sabbiosi o su rocce calcaree perfino dolomitiche dai 300 ai 650 metri lungo la valle del fiume Sabato.

Non solo Greco di Tufo ma anche Taurasi e Fiano. Sono tre le varietà DOCG che fanno dell’Irpinia una meta del turismo enologico. Il paesaggio scandito dalle vigne e dalle aziende è celebrato dai fotografi, come luogo di poesia agricola.

L’Irpinia d’oriente

Andretta, Aquilonia, Bisaccia, Cairano, Calitri, Conza della Campania, Guardia Lombardi, Lacedonia, Lioni, Monteverde, Morra De Sanctis, Rocca San Felice, Sant’Andrea di Conza, Sant’Angelo dei Lombardi, Teora, Torella dei Lombardi. Un elenco di comuni da visitare uno per uno, in quella parte di Irpinia che si infila tra Lucania e Puglia, fatto di fertili campagne, battute da un vento sempre forte e di borghi antichi, quieti, incastonati come diamanti sulle colline a guardia del fiume Ofanto, che scorre insieme ai binari dell’antico treno. Dalla straordinaria Rupe di Cairano, una sorta di monolite collinare sul quale è abbracciato il borgo, ai vicoli di Calitri,  dalle esalazioni mefitiche della Valle d’Ansanto ai campi interminabili di grano dopo Lacedonia, il turismo in questi paesi diventa un pellegrinaggio di sapori, storia, archeologia, natura. Piccole bellezze custodite in questa parte di meridione che non assomiglia a nessuna delle idee che si hanno del Sud Italia, dove il verde imbiondisce, dove si avverte il Tirreno che diventa Adriatico. Chiese, castelli, siti preistorici, panorami, aziende agricole, osterie, ristoranti, paesi, frazioni, aria pulita, torrenti, boschi. Tanti ingredienti che insieme costituiscono una esperienza di turismo romantico, difficile da ritrovare cosi genuino in altri luoghi.

Lapio è un abitato che sorge nella media valle del fiume Calore, baciata dai raggi del sole, all’ombra del monte Tuoro. Famoso per le produzione di miele, ha tre api d’oro rappresentate nello stemma comunale.

I territori del grano

Quando si parla di pasta, si pensa subito all’Italia e al Sud Italia. La pasta è uno dei prodotti più amati e consumati al mondo ma i grani più apprezzati, si producono in questo ampio territorio tra Campania e Puglia, lontana da fonti di inquinamento e industrializzazione. Numerose sono  le aziende che proprio in Irpiniahanno fatto una selezione meticolosa dei grani da utilizzare che ha permesso di realizzare una pasta altamente proteica, digeribile, saporita, intensa nel profumo. Nelle zone dell’Arianese e della Baronia, nel nord est dell’Irpinia, si trovano alcuni tra i grani più preziosi, con le coltivazioni che modellano il territorio. Oltre a visitare questa parte della provincia, per i panorami e i paesi accoglienti, si viene per la pasta che qui è davvero a km zero. Nelle locande e nei ristoranti, oltre ai tradizionali formati come lo spaghetto, sono stati recuperati formati che erano patrimonio delle cucine delle campagne del sud Italia e che hanno nomi che ricordano lo scorrere della vita quotidiana e contadina: schiaffone, lumacone, chitarra. Molto apprezzato è la Risciola, un grano autoctono irpino, di alta collina, dove la ventilazione è sempre presente. Coltivato dal XVI secolo, è un grano prezioso, ricco di antiossidanti, minerali e vitamine che assicurano un gusto deciso e autentico, e caratterizzato da un ridotto contenuto di glutine e meno del 2% di lipidi. I semi di Risciola non sono stati incrociati né modificati negli anni, mantenendo così intatte tutte le proprietà nutrizionali.

Basso in acidità, incredibilmente ricco in polifenoli, l’olio extravergine di oliva “Irpinia Colline dell’Ufita DOP” è prodotto nei comuni dell’Ufita e della Media Valle del Calore. Uno dei migliori fruttati prodotti in Italia, è un ulteriore richiamo gastronomico per il turista.

Nocciole castagne e tartufi.

E’ un itineraio di sapore quello che parte dai confini della provincia di Napoli, con l’antica Avella, il cui nome rimanda alla latina nux avellana e alla spagnola avellana, ovvero nocciola, per finire nelle montagne del Parco dei Picentini, dove Montella e Bagnoli , con le loro vette verdissime e fitte di castagneti, offrono i prodotti del sottobosco. La coltivazione delle nocciole è così diffusa nella parte ad Ovest della provincia, grazie anche ai terremi ricoperti dalla cenere del Vesuvio, da far sembrare i paesi del Vallo di Lauro, del Baianese, sino al capoluogo Avellino, come delle isole, in una mare verde di noccioleti. Una nocciola piccola ma particolarmente saporita e profumata, apprezzata per l’utilizzo in pasticceria. Proseguendo verso Est le fertili campagne, diventano montagne, i paesi diventano sempre più rari e sempre più belli, presentandosi uno dopo l’altro al turista che si dirige verso l’Alta Irpinia. Ogni montagna che si incontra offre la sua particolare castagna, a partire dalla profumata Santa Cristina, diffusa nel Vallo di Lauro. Si va verso Serino, con i sobborghi agricoli di alta collina dove il verde raggiunge davvero le mille biullanti sfumature e dove si assaporano altre castagne. Arrivati a Cassano Irpino, con alcuni delle fonti d’aqua più grandi d’Europa, si arriva a Montella, la capitale della Castagna. In questo itinerario che procede verso Est risalendo e discendendo la provincia, se la castagna è prodotto stagionale, non lo sono i prodotti derivati da questo saporito frutto. Caso emblematico è la “Castagna del prete” realizzata con le castagne in guscio essiccate, tostate e successivamente idratate con acqua. Una volta sgusciate, mostrano un colore marrone intenso ed assumono il sapore caratteristico della caramellizzazione degli zuccheri. Dal verde di noccioleti e castagni si passa al nero cupo e odoroso del tartufo di Bagnoli, ospite fisso della cucina a km zero locale. Una pepita dei meravigliosi boschi che circondano l’abitato e che è celebrato, insieme alle altre prelibatezze locali nei ristoranti della zona.

Sagre, sagre e ancora sagre. Da primavera sino a autunno inoltrato, l’intera provincia di Avellino diventa una sorta di grande ristorante all’aperto. Pasta fatta in casa, castagne, vini, nocciole, tartufi, dolci tra cui il pregiato torrone, sono protagonisti di eventi su misura per i turisti.

Avellino- Rocchetta la meraviglia dal finestrino

Nonostante l’isolamento geografico e storico dei piccoli paesi, l’intera provincia di Avellino è ben collegata via autostrada, con la Napoli Bari e l’Ofantina panoramica. Il viaggio più bello resta quello su treno della Avellino Rocchetta, una delle linee ferroviarie minori più belle d’Italia. Un atlante di  geografia, un libro di storia, una tavola imbandita, sembrano scorrere dai finestrini del treno lento, che per 119 km, accarezza colline, saluta borghi, incontra il fiume Ofanto, attraversa campagne, nel silenzio delle stagioni. Ogni stazione è l’occasione per escursioni, sentieri, passeggiate, scoperte enogastronomiche. La linea è dismessa al normale traffico passeggeri ma sono regolarmente organizzate corse tematiche per i visitatori, per conoscere il territorio e i prodotti tipici, grazie all’impegno di Info Irpinia (www.infoirpinia.it) e di In Loco Motivi (www.facebook.com/groups/InLocoMotivi )

Monumento nazionale è il Santuario di Montevergine, raggiungibile in funicolare dall’abitato di Mercogliano a pochi km di Avellino. Una meta religiosa ma soprattutto naturalistica da non perdere, per gli impressionanti panorami.