Lo scalogno, che sembra ma non è un aglio né una cipolla, è un piccolo bulbo dal colore bianco violaceo, avvolto da una pellicola esterna di diverso colore, dal ramato al rossastro. Il più famoso è lo Scalogno di Romagna, che in cucina è capace di donare ai cibi un sapore che ne esalta il gusto. Vengono usate anche le foglie, raccolte ancora verdi e tagliate finemente, ottime per insaporire le insalate. I bulbi freschi ripuliti dalla loro pellicola esterna si tagliano a fettine per aromatizzare le pietanze, conferendo un sapore leggermente piccante. Inoltre con i bulbi, sempre finemente tagliati, cubetti di prosciutto e pomodoro fresco si prepara un gustoso ragù. Lo scalogno è ottimo anche come contorno delle pietanze nelle versioni sottolio e sottaceto. Parente saporito e profumato della cipolla, anche lo scalogno si caratterizza per una potente azione disintossicante, che va ad agire direttamente sulla diuresi, favorendo l’eliminazione delle tossine soprattutto attraverso i reni. La zona di produzione si estende a numerosi comuni nella provincia di Ravenna (Brisighella, Casola, Valsenio, Castelbolognese, Faenza, Riolo Terme, Solarolo), di Forlì (Modigliana, Tredozio) e di Bologna (Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Castel del Rio, Castel Guelfo, Dozza, Fontanelice, Imola, Mordano). Sulle confezioni di Scalogno di Romagna viene applicato un cartellino che riporta in alto la scritta a forma di arco ‘Scalogno di Romagna’ recante al suo interno il marchio comunitario giallo-blu stellato identificativo delle Igp. Sotto si trova l’immagine stilizzata del prodotto con uno scorcio della cittadina di Riolo Terme. Molto famosa e saporita la salsa di scalogno, realizzata con scalogno fresco, olio extra vergine d’oliva, aceto e vino bianco secco. Questa salsa è utilizzata per accompagnare le carni di ogni tipo in particolare se cotte al forno. Altra ricetta tipica che vede lo scalogno protagonista, sono i tagliolini verdi fatti con spinaci o bietole, accompagnata da un sugo bianco senza pomodoro, scalogno stufato in acqua e condito con il burro.

Storia dello scalogno
Da sempre coltivato in Romagna, nel 1997 ha anche ottenuto il riconoscimento IGP (Indicazione Geografica Protetta). Il nome deriva dal nome dell’antico porto di Ascalona, situato nella parte meridionale dell’odierno Israele poco a nord di Gaza, da cui lo scalogno arrivò in Europa portato dai crociati. Questa località era famosa per i bulbi, considerati medicamentosi prima che saporiti, tanto che l’intero territorio circostante era dedicato a questa coltivazione. Il Boccaccio lo ricorda nelle sue novelle ed anche Dioscoride descrive lo scalogno il “bulbo Ascalonites” mentre Ovidio trattando dei tonici per i soldati, lo descrive come stimolante della forza e del coraggio. Lo scalogno fu apprezzato e coltivato nel giardino di Carlo Magno ed il suo uso andò diffondendosi durante il secolo XII in Francia.